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Roland Rino Büchel - il discorso in Valle Maggia
veröffentlicht am Samstag, 01.08.2015
div. Medien im Tessin
Lo spirito imprenditoriale e la „scorciatoia dei monelli“
Oggi, 724 anni fa, i nostri antenati suggellarono l’alleanza che portò la pace ai Confederati. Per me, la nostra festa nazionale è un giorno di gratitudine, di umiltà e di modestia.
Per l’odierno 1° agosto ho scelto il motto “Lo spirito della “scorciatoia dei monelli” verso il castello di Blatten.
Ma oggi non si tratta per me soltanto dello “spirito della scorciatoia dei monelli”. Si tratta dello spirito imprenditoriale della gente del nostro paese.
Ma soprattutto dello spirito di coloro che vivono nelle regioni rurali del nostro meravigloso paese. Queste persone le sento vicine, non importa se abitano nella valle del Reno, in Vallemaggia, nell’Alto Vallese o in Leventina.
Svizzeri all’estero:
Oggi, le Svizzere e gli Svizzeri non festeggiano soltanto in questo paese. Si riuniscono in tutto il mondo. Circa 750'000 Svizzere e Svizzeri vivono all’estero.
Circa 40'000 Svizzeri abitano in Canada. Più di 50 anni fa vi emigrò Donat Büchel, il figlio maggiore del “sarto Büchel” di Oberriet. È il prozio di mia figlia Ilaria che ha due anni e mezzo. La madre di Donat, la sempre arzilla Lina Büchel, compie oggi 102 anni.
Oppure prendiamo il Sudamerica, circa 9'000 chilometri a sud del Canada e 11'000 chilometri a sudovest da qui. 25 anni fa lavoravo per l’ambasciata svizzera a Buenos Aires. In Argentina ci sono circa 16'000 Svizzeri.
Perché emigravano i nostri trisnonni? Per quasi tutti, la causa era la povertà. Le loro grandi famiglie erano povere e in Svizzera non avevano abbastanza da mangiare.
Nell’Alto vallese si tirava a sorte - i vincitori potevano restare, i perdenti dovevano partire. E qui in Vallemaggia e in altre valli alpine non era molto diverso.
Le feste del 1° agosto nel mondo:
I discendenti di quegli Svizzeri si riuniscono oggi, come qui in Svizzera. Ognuno organizza la festa alla sua maniera.
Una volta è un po’ più grande, una volta un po’ più piccola. Non sono centinaia, sono migliaia di eventi del tipo più diverso.
Feste nazionali in altri paesi:
Cosa succede quando gli altri circa 200 Stati di questo mondo celebrano la loro festa nazionale? I cittadini hanno perlopiù il ruolo di sostenitori del capo dello Stato, il quale si fa volentieri festeggiare e applaudire da loro.
Prendiamo per esempio la Francia. La “grande Nation” festeggia il “quatorze juillet”. È il giorno della rivoluzione francese. Anche quest’anno c’è stata la sfilata per ore dell’esercito e della marina, un lungo discorso del presidente dello Stato, e tribune piene di ogni categoria di ospiti d’onore.
Circa vent’anni fa ho lavorato in Francia, presso il Consolato generale svizzero di Marsiglia e presso l’Ambasciata a Parigi. Già allora, la “grande Nation” soffriva sotto l’onere del debito pubblico.
È migliorata la situazione? No. I debiti, in proporzione alla forza economica, sono oggi tre volte superiori a quelli di allora. Ciò nonostante, la festa centralizzata a livello nazionale di oggi è stata tre volte più pomposa e costosa di allora.
Ieri ero ancora a Parigi per lavoro e per un discorso del 1° agosto. La gente ne ha abbastanza del centralismo e del comportamento dei suoi politici!
Sono molto contento che noi abbiamo organizzato il nostro Stato in modo diverso - federalistico dal basso verso l’alto. I politici stranieri cominciano a capire il nostro modello, per esempio in Germania. Un partito ha propagandato le ultime elezioni addirittura con lo slogan “Osare più Svizzera!”.
Il bene comune:
Il bene comune deve essere alla base delle decisioni politiche. I Confederati avevano compreso già 724 anni fa che bisogna impegnarsi l’uno per l’altro.
Si voleva togliere la libertà alla gente comune. Si voleva prescriverle dall’esterno ciò che doveva fare.
Per questo gli abitanti della Svizzera interna si unirono. Fecero un giuramento con il Patto federale. Volevano decidere loro stessi del proprio destino. Non avrebbero accettato né giudici né sovrani stranieri che si ponessero al di sopra di loro.
Qualcuno di voi ha già visto il Patto federale? È esposto in una vetrina nel museo del Patto federale a Svitto. È un po’ più grande di una pagina A4. In sole 17 frasi, i nostri antenati chiarirono tutte le questioni importanti.
Oggi, per esempio, per la “legislazione unitaria europea sull’igiene” occorre uno spazio 1'000 volte superiore a quello occupato dalla Magna Charta del nostro Stato!
Lo spirito dei Confederati:
La Svizzera è cresciuta dal basso verso l’alto. Come un fiore, un arbusto o un albero. Occorrono, oggi come allora, coraggio, astuzia e intelligenza per far prosperare la “pianta Svizzera”.
Coraggio, astuzia, intelligenza - questa combinazione costituisce lo “spirito dei Confederati”. E questo spirito è la base del nostro Stato. Uno spirito che conquista rispetto. I nostri negoziatori con l’UE dovrebbero averne di più, di questo spirito.
A fianco di questo “spirito dei Confederati” c’è anche lo “spirito di Oberriet”. Quale nativo di Oberriet, lo dico con particolare piacere.
A questo proposito c’è una bella storia: si svolge nel 1800, quindi più di 500 anni dopo il giuramento del Grütli. A quel tempo, i Francesi occupavano il nostro paese e stavano allestendo uno Stato governato centralisticamente.
Anche Oberriet aveva dovuto giurare di attenersi alle disposizioni e alle leggi di Napoleone Bonaparte. Tuttavia, i ribelli della valle del Reno si opponevano alla sua Costituzione, cosa di cui i Francesi non s’accorsero in un primo tempo.
Perché? „Wir schwören es!“ (Lo giuriamo!) – Questo è ciò che gli ufficiali volevano sentire dalla nostra gente.
E cosa risposero invece i furbi renani?
„Wir hören es!“ (Lo sentiamo!) - Locuzione che in tedesco suona quasi uguale, ma che evidentemente non impegna chi la pronuncia.
E, logicamente, nessun abitante di Oberriet si sentì obbligato a osservare le regole di Napoleone…
Lo spirito della “scorciatoia dei monelli”:
E dal secolare “spirito di Oberriet” arriviamo ora all’odierno “spirito della scorciatoia dei monelli”. Noi monelli di Oberdorf, per salire al castello, prendevamo sempre la famigerata “scorciatoia dei monelli”. Era un’erta scoscesa cosparsa di radici.
Con il passare degli anni ero spesso all’estero per lavoro. Ogni volta che tornavo a Blatten, trovavo peccato che apparentemente sempre meno ragazzine e ragazzini utilizzavano su e giù la “scorciatoia dei monelli” e che questa s’era di nuovo ricoperta di vegetazione.
Negli ultimi tempi ho notato che più in alto è apparsa una nuova “scorciatoia dei monelli”. I ragazzini e le ragazzine osano di nuovo coraggiosamente affrontare la strada più difficile.
Per me è simbolico: i giovani sono di nuovo pronti ad armarsi di coraggio e a osare qualcosa di nuovo. Sono decisi a rischiare qualcosa, invece di scegliere la strada della minore resistenza.
È bene se percepiscono la libertà e ne assumono i rischi.
Era, ed è tuttora, la volontà delle Svizzere e degli Svizzeri di prendere in mano il proprio destino. Fra l’altro, è quanto dobbiamo ogni volta chiarire ai burocrati di Bruxelles. Tanto perché non lo dimentichino…
Vogliamo essere indipendenti. Vogliamo essere un paese nel quale decidiamo noi se vogliamo imboccare la “scorciatoia dei monelli” oppure - ciò che a volte è necessario e giusto - prendere la comoda scalinata a disposizione.
Quali sono i principali motivi che hanno reso e mantenuto finora forte il nostro paese?
Primo: noi mettiamo in primo piano la responsabilità individuale di noi cittadine e cittadini.
Secondo: regoliamo le questioni dapprima in famiglia, poi nel comune, quindi nel cantone e, solo in seguito, a livello federale.
Terzo: laddove necessario, negoziamo con altri Stati e organizzazioni internazionali.
Quarto: laddove non è necessario, non ci facciamo vincolare!
La democrazia diretta:
Noi Svizzeri non siamo abituati a che le autorità e le organizzazioni statali abbiano troppo potere e influenza. È contrario al nostro pensiero e alla nostra storia.
Quando parlo con delle persone all’estero, queste quasi non riescono a credere e capire come in questo “Sonderfall Schweiz” si riesca così bene ed efficacemente a limitare il potere dei politici.
Con 50'000 firme, quali cittadine e cittadini possiamo portare in votazione popolare le leggi dei politici.
Esattamente un mese fa, in Austria è riuscita un’iniziativa popolare. Essa chiede una votazione popolare sull’uscita dall’Unione europea. In una settimana sono state raccolte 260'000 firme!
Ora, il parlamento austriaco tratterà la proposta. E volete sapere cosa ne uscirà? Il Consiglio nazionale austriaco si pronuncerà contro l’iniziativa.
Cosicché non si procederà al referendum! Qualcuno è convinto del contrario? Accetto qualsiasi scommessa!
La democrazia duratura:
La nostra democrazia diretta è efficace. E duratura. 724 anni di Confederazione ne sono la migliore dimostrazione.
I presupposti della coesistenza a livello internazionale sono definiti nell’articolo 2 della Costituzione federale:
«La Confederazione Svizzera tutela la libertà e i diritti del Popolo e salvaguarda l'indipendenza e la sicurezza del Paese.»
Il lavoro volontario:
Cos’è il mastice - cui molti di noi contribuiscono quotidianamente - che tiene unita la “entità Svizzera”?
È qualcosa che la maggior parte di voi fa senza darvi grande importanza, ossia il lavoro volontariato.
Circa 3 milioni di persone sono da noi impegnate su un piano volontario. Nello sport, nella cultura, in organizzazioni sociali ed ecclesiastiche, nel servizio pubblico, in uffici politici, eccetera.
Solo nella mia valle del Reno sangallese ci sono più di 800 associazioni! Qui in Ticino e in Vallemaggia non è molto diverso. Gli abitanti della Svizzera prestano annualmente 700 milioni di ore di lavoro volontario gratis.
Questo lavoro volontario riunisce le diverse generazioni e i differenti ceti sociali.
Conclusione e riepilogo:
Utilizziamo la nostra festa nazionale per riflettere sui pilastri fondamentali della Confederazione svizzera.
Il nostro paese poggia su tre colonne portanti: libertà, sovranità, neutralità.
Ma un sostegno molto importante per il nostro Stato e la nostra coesistenza, oltre al lavoro volontario, è costituito anche dal sistema di milizia.
Se ci concentriamo sulle nostre forze e ne abbiamo cura - ne sono convinto - usciremo da qualunque crisi meglio degli altri.
Non dimentichiamo una cosa: i nostri avi hanno talvolta dovuto emigrare per poter sopravvivere. È nostro potere far sì che i nostri discendenti possano trovare la loro fortuna da noi.
I ragazzini osano sempre affrontare la “scorciatoia dei monelli”. Lasciamoli fare. Non tratteniamoli! Rallegriamoci che i giovani cerchino e trovino la propria strada!
Portiamoci a casa un po’ di “spirito della scorciatoia dei monelli”!
Vi auguro un futuro di successo in entrambi gli elementi più importanti della vita di una persona - la libertà, per la quale i nostri antenati si sono battuti senza compromessi, e la buona salute per noi e per i nostri cari.
Abbiamone cura!
Oberriet, 1° agosto 2015
Roland Rino Büchel